FIRST TIME di Germana Blandin
Savoia
Dietista Autrice Blogger.
18.01.2018
CONVEGNO MOLINETTE TORINO
“IL
MALATO DI ALZHEIMER”
Alzheimer un nome che fa paura a chi
contrare la malattia e a chi deve accudire questi malati. La diagnosi
precoce potrebbe rappresentare la speranza.
Interessante ma soprattutto istruttivo
il Convegno che si è svolto alle Molinette di Torino perché è
giusto porre attenzione a questa malattia e alla sfida organizzata in
tutto il mondo per vincerla.
Si sono alternati molti medici che
hanno spiegato come l’Alzheimer invalida il soggetto colpito e crea
gravi problemi a caduta sulle persone che lo circondano, per questo
motivo a supporto, sono stati istituiti su tutto il territorio
nazionale dei centri di aiuto alle famiglie come riportato dalla
Federazione Alzheimer Italia.
Sono state illustrate le demenze che
degenerano in altre patologie come la SLA e non solo. Si è visto che
esiste un continuo nel processo, esempio dalla demenza alla SLA o
nelle altre malattie neurodegenerative. Perché la demenza non è
solo Alzheimer ma esistono demenze miste che complicano la patologia
e la sua presa in carico. Molto spesso poi si assiste all’aumento
di altri danni ad aree del cervello che non sono tipiche
dell’Alzheimer, quindi la multi patologia complica il quadro
clinico.
L’Alzheimer è severa, grave e
spaventa anche perché è molto comune. I dati sono inquietanti: ogni
anno nel mondo sono 8milioni gli individui che ricevono questa
diagnosi. In altri termini 1 persona su 2 dopo gli 80anni ha la
demenza, 1 su 4 con più di 65anni soffre di Alzheimer o demenza!
Quindi sono stati analizzati i fattori
di rischio che partono dalla genetica e arrivano fino all’ambiente
che ci circonda passando dai traumi, ossia cadute che abbiano
coinvolto la testa, all’alimentazione errata.
Come dietista per soggetti sani e volta
alla prevenzione non mi stancherò mai di ripetere che il cibo è
importante per vivere bene e a lungo a patto che venga utilizzato
nelle giuste dosi e si segua l’esempio della nostra dieta
mediterranea. La dieta è equilibrio non va dimenticato!
Ritornando ai fattori di rischio se ne
contano fino a 150!
La fragilità cognitiva porta alla
sofferenza e alla perdita di autonomia.
Le nuove tecniche di diagnosi sono
indicate nella PET CEREBRALE. Nomi complicati da gestire per chi non
è del mestiere quindi sorvolo sugli inaccessibili termini di
chimica, ma informo che come ci è stato detto sarebbe utile iniziare
le terapie quando il cervello sta ancora bene, quindi risulta
fondamentale la diagnosi precoce sulla base dei primi segni a 65anni.
L’Università di Torino è capofila in questo progetto.
Le multinazionali farmaceutiche hanno
abbandonato la ricerca perché a fronte di enormi investimenti e
capitali spesi il risultato ottenuto è scoraggiante. Ma forse non è
così. Il fatto è che la condizione dell’Alzheimer è inesorabile
come la vecchiaia, come le rughe, la sordità, la diminuzione della
vista, ecc.
E pensare che tutto iniziò nel 1911
quando Perosini e Alzheimer con i loro microscopi hanno isolato le
cellule degenerate, poi fino al 1970 gli studi e le ricerche non sono
proseguite.
Ma se l’industria del farmaco si
arrende ecco che spunta la tecnologia che primeggia nell’innovazione
sempre e può dare un contributo alla ricerca monitorando i pazienti.
Aggiorniamoci:
SMART GLASS sono speciali
occhiali che al loro interno hanno un rilevatore che sulla base dei
campi elettrici registra i movimenti degli occhi e analizza poi
quelli involontari.
ROBOT da “Rose” a “Icube”
a “Pepper” con costi proibitivi per ora ma è proprio grazie alle
intuizioni se si arriva poi a prototipi che diventano prodotti
industriali.
Comunque sia…Qual è il messaggio che
portiamo a casa? Gli esami clinici per determinare il precoce sintomo
dell’Alzheimer sono costosissimi e sofisticati, ma se le sinergie
fra medici, ricercatori, scienziati, ingegneri convergono su un unico
obiettivo: sconfiggere la malattia, possiamo essere certi che
l’attesa non sarà poi così lunga.
Certo è che rimane sempre il compito
più importante del medico quello di alleviare il dolore al paziente
e condurlo verso la guarigione quando le caratteristiche della
malattia contratta lo permettono.
In questo caso posso solo dire che la
strada che hanno intrapreso è quella giusta, volta a cercare di
neutralizzare le cause che scatenano i sintomi e di conseguenza di
questa terribile malattia perché cercano insieme: “Try Together”
e aggiungerei che ci è stato anche detto: “Never say never!”.
Alla prossima, anzi al prossimo
convegno sul malato di Alzheimer per esaminare i risultati e i
successi raggiunti.