martedì 1 ottobre 2024

FAVELLA je t'aime

 


Favella je t’aime.


Era dunque destino che avessi molta favella? Ma non è della mia facilità di dialogo che vi voglio dire.

È di Favella che vi voglio brevemente raccontare.

Lì ci sono le mie origini.

Un piccolo paese fortunato. Altezza 950 mt. e quindi già mezza bellezza. Poco abitato ormai, ahimè. Come tutti i luoghi lontani dalle città, gli abitanti si sono trasferiti in pianura, vicino ai posti di lavoro e a Favella sono rimaste solo le case. 


Antiche dimore. Alcune, che conservano il fascino delle pietre con cui sono state costruite, delle porte di legno massiccio brunite dal tempo trascorso, con le porte e finestre un po’ malandate, e i tetti con tegole a scacchi quando mancano.

Coloro che ci hanno preceduto, amavano questo luogo e gli animali del bosco a tal punto, che esiste ancora una porta di un fienile con l’incavo per la volpe o il tasso, affinché potesse trovare riparo nei giorni di gelo.

Vicino a Favella, ci sono due frazioni: Tabone e l’altra di nome Ciacià, come il ballo.

Alla gente di un tempo dopo aver trascorso la giornata al lavoro nei campi o seguendo nei prati le loro greggi, piaceva trovarsi la sera dopocena nelle stalle dove si raccontavano le storie. Erano fantastici racconti che narravano della notte dei tempi quando le fate dovevano combattere le malefiche streghe. Esistono ancora oggi, nella memoria di chi sa, degli angoli in cui la pelle ti si rabbrividisce se passi di lì. Anche i boschi vicino a Favella sono stati campi di battaglia dell’oltre.



 Ora invece puoi trovare alberi che mostrano le loro radici, 

o alberi che prendono vita con le sembianze di orso,







o alberi a testa in giù. 

Ma ovunque volgi lo sguardo senti il profumo della menta piperita o l’intenso odore dell’edera che ricama volute sugli alberi più in là.





Il bosco è da vedere. È da vivere.

 A volte ci troviamo anche noi a testa in giù come questo albero che si trova in bilico fra altri, è suppergiù come noi quando pensiamo di essere gambe all’aria senza più motivazioni. Poi esuberanti radici li circondano e ne restano avvinghiati come dentro una fitta rete, e loro sono come noi, quando l’amore ci avvinghia e ci pervade.

Se volete provare anche voi queste sensazioni, non vi resta che venire in gita qui. Sicuramente resterete ammaliati. Non vi ho fotografato il paese di proposito, perché sarete voi i pionieri. Vi dico solo che abbiamo in tutto tre acquedotti. Fonti sorgive ci contraddistinguono e alle fontane potrete dissetarvi se la calura si farà sentire, se invece arriverete nel bianco inverno, troverete ghiaccioli pendenti come stalattiti dai tetti e nelle fontane vi potrete specchiare.

Sarebbe bello che anche voi vi innamoriate di Favella a tal punto da volerci abitare. Le campane delle nostre due chiese suonerebbero a festa e faremmo baldoria, cibo e vino ne abbiamo sempre. E adesso abbiamo anche la fibra per essere sempre connessi col resto del mondo. Ma per me e per molti, il nostro mondo è qui. Con i nostri ricordi di quando eravamo bambini, con le amicizie dell’adolescenza che perdurano ancor oggi, con la magia e con l’arte che ci distingue.

Favella je t’aime.


Germana Blandin Savoia

1 Ottobre 2024