27/09/1920 - 27/09/2020
Giovanni Blandin Savoia
La tua vita è stata dura.
Sacrifici per sopravvivere in una Italia povera.
Quando tu nascesti la terribile epidemia della “spagnola” aveva mietuto intere generazioni, ed era anche allora un anno bisestile. Poi le scuole elementari dove ti annoiavi e ti facevi espellere ogni giorno perché sapevi già più degli altri e quindi era superfluo restare in classe ad ascoltare all'infinito la lezione dei giorni precedenti.
Poi venne la guerra e tu fosti chiamato al fronte, in prima linea, dove lo scoppio delle bombe ti lacerarono le retine dei tuoi occhi. Ma tu giovane ventenne non potevi saperlo, obbedivi e stop. Eri nel Genio Guastatori, minavate e sminavate ponti e strade, secondo i comandi ricevuti. Prè-Saint Didier, La Thuile, Mentone, Nice, Antibes, ecc. ecc. Poi arrivò un telegramma: tuo padre era gravissimo e ti diedero la licenza per andarlo a trovare, ma non arrivasti in tempo. Infine l’8 settembre quando tutto fu messo allo sbando, impiegasti molti giorni per tornare a casa, a Favella (TO). Fosti anche catturato dai tedeschi che ti misero la canna del fucile in gola per ucciderti, ma non lo fecero,grazie a Dio. Questo suppergiù sono stati i tuoi primi 25 anni. A guerra finita il lavoro mancava. Da Favella in bici arrivavi fino a Torino per cercarlo, ma erano più le volte che tornavi la sera sui monti senza aver concluso niente. C’era troppa manodopera rispetto alla richiesta. Ripiegasti sul lavoro alla “Casosa”, era una cava di pietre, dove la polvere copriva i polmoni di te e tuo fratello. Ve ne andaste prima di ammalarvi. Nonostante ciò poco dopo lui morì. Fu un duro colpo per te, era il più piccolo della famiglia e tu gli eri molto affezionato. Tutto questo me lo hai raccontato tu. Abbiamo trascorso insieme 50 anni. Sei stato il mio papi. Con te al mio fianco ho percorso molto della mia vita. Se penso al coraggio con cui hai affrontato la tua vita senza mai disperarti né lamentarti, mi accorgo che eri un uomo come pochi lo sono stati. Forgiato dal dolore e temprato dalla fatica quotidiana del tuo lavoro: il muratore. Ergevi case, sapevi farti il calcolo del cemento armato senza essere ingegnere, avevi l’arte del fare nelle tue splendide e affusolate mani.
Ma ora..
Se tu fossi qui ti avrei regalato un cappello con una piuma per ridere un po’
come mi hai insegnato tu. La piuma rappresenta la leggerezza del voler vivere
con il sorriso che regalavi a tutti, la consapevolezza che a volte vale più di
mille parole. Tu ripetevi sovente di trovare un punto d’incontro di mediare e
trovare un’intesa. Ma tu eri tu. Unico grande saggio uomo. Di cappelli poi ne
avrei preso uno anche per me, perché sono ancora e lo sarò sempre la tua
bersagliera. Corro col vento contro da quando sei andato via, ma non mi
arrendo. Fiera di quello che ho imparato cerco di metterlo in pratica, non sempre
è semplice. Dopo averti dato il regalo avremmo pranzato insieme, e brindato
alla tua salute. È solo un utopico pensiero, ma tu sai che sei nel mio cuore e
nell'anima e ti sento. Non ti posso abbracciare come una volta, ma se i miei
pensieri fossero abbracci, mi diresti di smettere. Grazie papi per avermi
scelto come figlia, la tua unica e prediletta.
"Bun compleanno Giuvanin!"
Germana Blandin Savoia
Anno 1972. Papà 52 anni, io 14 anni.