giovedì 6 aprile 2023

L' ALLURE DI VINITALY 2023


L'ALLURE DI VINITALY 2023


In gita quasi scolastica a Verona, città dell'amore per eccellenza, oggi 4 Aprile 2023 per alcuni giorni diventa la città del vino.

La rassegna è conosciuta in tutto il mondo e questo rappresenta un segno di distinguo.

Per la prima volta visito Vinitaly e debbo dire che il messaggio da portare a casa secondo il mio vedere è: “Allure”, che vuol dire fascino.

Dico questo, perché il vino quando lo rotei nel bicchiere, il suo sentore ti ammalia per la fragranza che sprigiona e t'invita a comprendere il suo essere. Trovi il frutto di bosco, senti le note più legnose, o si sprigiona in bollicine d'estasi. Ho visto la manifestazione dal punto di vista di una donna, del resto quelle stesse parole usate per descrivere il vino poc'anzi, si potrebbero attribuire all'universo femminile. Per questo, mi sono soffermata a parlare soprattutto con le grandi Donne del vino.

Il fascino delle donne è nelle loro bottiglie, una varietà che abbraccia ogni desiderio: rosso, rosè, bianco per finire ai distillati.

Affascinanti donne che non hanno bisogno di lusingare il pubblico, i loro vini parlano in nome loro proprio.


E' stata una cosa mirabile potermi fotografare con la bellissima signora di Donna Fugata, Josè Rallo, figlia della signora Gabriella, pioniera come donna nell'imprenditoria femminile nel campo della viticoltura.


Poi un amabile racconto con le sue collaboratrici circa l'unione d'intenti con i creatori di moda Dolce & Gabbana ha concluso l'incontro in terra di Sicilia, ma tra una domanda e una risposta sono stata colpita dalla splendida “calata siciliana” della signora di origini tedesche!



L'impegno della famiglia che da 5 generazioni produce vini di qualità, va ben oltre essere solo vignaioli, difatti oltre essere promotori del Made in Italy nel mondo per l'eccezionalità dei prodotti, per la ricerca del sostenibile rispettando l'ambiente, per la creatività, sta portando avanti numerosi altri progetti quali: il vino e musica, il vino con l'arte e la femminilità.

Le sue Donne, la signora Gabriella è stata fra le socie fondatrici dell’Associazione Nazionale Donne del Vino che valorizza l’impegno femminile in tutte le categorie della filiera vitivinicola. La signora Josè Rallo ama l'innovazione e la comunicazione, così inizia a raccontare il vino come cantante del Donnafugata Music&Wine. Nel 2002 riceve il Premio Bellisario, che premia solo donne che si sono distinte per merito. E per me è stato un onore poter dialogare con lei, donna gentile e affabile, ma soprattutto semplice, basti pensare che voleva provvedere lei a fotografarmi con le sue assistenti. Questa è ormai una rara qualità, ma credetemi è sicuramente la migliore! Direi che lei è veramente la rappresentante dei suoi vini, coltivati con semplicità, come le mani sanno fare, bellissima come sole che illumina il suo incarnato, con un forte carattere che si rispecchia nei suoi bianchi e raggiante come il Chiarandà Contessa Entellina Doc Chardonnay dal bouquet intenso con nuances di fiori di ginestra, tracce di nocciola e vaniglia che concorrono a renderlo strutturato e ricco di sfumature dall'enorme potenziale delle Terre del Gattopardo.


Ho programmato le mie tappe, come fosse un giro d'Italia, zigzagando dal sud, al nord, al centro e via dicendo.

Come una scolaretta con il taccuino rosso e blu in mano, mi sono fatta strada nei corridoi fra gli stand frequentati quasi esclusivamente da signori. Spiccavo talmente tanto in mezzo a loro che il mio giacchino rosso, sembrava quasi surreale, invece sono molto reale, con una buona conoscenza del territorio e dei preziosi vitigni.

E' un mondo affascinante, il buon Veronelli ha saputo infondere in me la curiosità e la voglia di studiare e d'apprendere sugli antichi vigneti, sul fondere nella sintonia le uve al fine di ottenere quel vino che ora e sempre è il nettare degli dei, anche se sono gli umani a berlo!

Il vino non è come il cibo, che deve saziare. Il vino è tatto, eleganza, stile. E' savoir-faire. Il vino non è appagazione, è accompagnamento, introduzione, come un prosecco sa introdurre e preparare il palato per le portate che saranno servite dopo l'antipasto ad esempio. Il vino se ci pensate ci accompagna durante un banchetto, piatto dopo piatto ci fa compagnia ed è noto che la scelta di un buon vino può influenzare una trattativa durante un pranzo di lavoro.


Detto questo, mi sono recata dalla casa vitivinicola Ornella Bellia dove mi raccontano Giorgia e Gianni, che tutto viene fatto ancora come una volta, ma soprattutto ci tengono a precisare che dalla potatura alla vinificazione fanno tutto loro. Hanno la reggenza del Refosco, quello dal peduncolo rosso per intenderci. Assaggio volentieri il G1928 che mi offrono. E' chiamato così per omaggiare il padre Giovanni, nato appunto nel 1928 e per ricordare che la sua forza del suo duro lavoro è ancora tutt'oggi considerata la radice della forza della famiglia. Un bell'esempio di italianità di Lison frazione di Portogruaro e Pramaggiore (VE).


Dalle terre intorno Pramaggiore vicino Venezia mi sposto verso Vedelago e Castelfranco Veneto in provincia di Treviso, mi fermo allo stand dei Col dei Franchi, dove una inaspettata sorpresa mi attende. Mi spiego meglio, si presentano come i guerrieri dei vigneti, i predatori delle vigne, con l'uso delle cantine altrui per produrre i loro vini. Si tratta di due giovanissimi imprenditori, due fratelli, il maggiore di 26 anni, il minore di 24 e un socio che in meno di qualche anno hanno ideato il loro progetto e realizzato. Spiego loro che non avevo mai sentito di questa ardita impresa. Senza dubbio è stato un salto nel vuoto, perché potevano anche cadere, invece sono atterrati sui terreni migliori dove con la loro favella hanno saputo convincere i proprietari dei vigneti, anche i piccoli (ma solo quelli che producevano ottime uve), a venderle a loro. Ed è una missione che stanno portando avanti, come un'opera quasi apostolica di fidelizzazione sono riusciti e continuano a riuscire facendo aumentare il numero di proseliti a loro seguito. Non disponevano di terre proprie, né in affitto, non erano neanche proprietari di una cantina, con impegno e dedizione hanno usato le cantine degli altri per produrre i loro vini. E ci sono riusciti alla grande! Sono rimasta conquistata dalla loro voglia di mettersi in gioco, dalla loro voglia di fare e quando chiedo se hanno già profitti, mi sento rispondere che ci vuole calma e costanza, che i primi anni si deve investire senza pensare a raccogliere, solo così si potranno raggiungere livelli che soddisferanno anche dal punto di vista economico. Mi è parso di parlare con un consumato uomo d'affari, che la sa lunga sul lavorare, invece ho davanti a me solo un giovane uomo, che come suo fratello ha gli occhi che s'illuminano quando lo racconta. Bravi, decisamente bravi. E' questa la gioventù che la nostra Nazione ha bisogno. E l'assaggio offerto, un Prosecco Doc Rosè Millesimato, frutto di di uve bianche e nere, caratterizzato da un fine perlage è all'altezza del nome che porta. Complimenti!



La mia lista fa tappa a Villa Canestrari Familes.

Ho dovuto attendere un po' perché tutto il personale era impegnato, ma come sempre sono stata premiata perché una bellissima signora bionda mi accoglie. E' la signora Adriana Franchi, che amabilmente mi intrattiene portandomi con le sue parole, nelle sue vigne, narrandomi la storia della famiglia e dei loro valori. Un amore nato fra due giovani, lei e suo marito, hanno dato vita ad una prestigiosa azienda. Senza averlo programmato, il destino ha voluto coniugare oltre che due casati, anche le loro due aziende vinicole, dando così origine ad una ditta moderna che ha voluto conservare gli antichi ricordi facendoli confluire in un museo: “ Il museo del vino”.         La signora Adriana mi spiega con gioia che anche un quaderno del bisnonno è conservato in una teca, contiene gli appunti degli studi di enologia, perché lui è stato uno dei primi italiani ad essere diplomato enologo, era il 1888.

Un'idea strepitosa, che merita sicuramente una visita, perché nel suo interno si scorge la passione con cui è stato creato, fatto anche di riconoscenza per chi li ha preceduti, conservando nell'allestimento sia gli oggetti del lavoro quotidiano di un tempo, sia la documentazione relativa, ed è bello scoprire oggi, ad esempio, a quanto erano vendute le uve, insieme alle pese di un tempo, decisamente diverse dalle elettroniche odierne. Nel museo s'impara, e questo è fondamentale. Sono passate 5 generazioni che hanno fatto la storia di questi territori, coltivati con saggezza e dedizione, vite intere dedicate al lavoro in vigna e poi in cantina a pigiare l'uva, a torchiare e a imbottigliare. Ogni anno, come l'anno precedente in attesa di versare nei bicchieri il frutto del lavoro che ha dato prestigio a questa azienda dove la memoria e la cultura sono valori importanti.

Qui in terra veneta è avvenuta la magia, anche i loro terreni si sono coniugati, laddove il calcareo tipico del Valpolicella si è incontrato con il vulcanico del Soave. Ed è come la realtà, dove la bionda signora, rappresenta il suo Soave che va a braccetto con il suo Amarone e insieme ci regalano ottimi vini frutto della loro esperienza arricchita dall'antico retaggio dei loro avi. E per darmene conferma mi offre un ottimo Amarone, il suo preferito! L'amarone per chi non lo conosce è un rosso, dal colore di un rubino con intensi riflessi granata. Conserva per sé note di cacao, di frutti sotto spirito, di spezie e persino di sigaro Avana. Il lungo affinamento in bottiglia gli conferma il suo tipico e straordinario sapore asciutto ma al contempo è morbido e coinvolgente, proprio come Adriana che mi ha intrattenuto in questa piacevole conversazione.


In Trentino, c'è Bessererhof una tenuta di vini che parte dai 350 metri fino ai 900. Ai piedi delle Dolomiti in un luogo in cui piove poco ed è molto soleggiato, inoltre le correnti fresche della valle Isarco e il caldo dell'incavo di Bolzano crea un formidabile ma giusto sbalzo fra la notte e il giorno. La famiglia Mair coltiva i vigneti dal 1950, ma solo nel 1980 decide di vinificare in proprio a Fiè allo Sciliar. Hannes, il figlio, mi illustra come le uve vengono raccolte a mano e che per ogni tipo d'uva il processo di maturazione è diverso. Ad esempio per lo Chardonnay le uve vendemmiate sono torchiate in modo dolce, poi mosto d'uva viene fatto sedimentare e raggiunge le botti di legno dove sosta per un certo periodo, fino a stare 12 mesi nella botte grande, in seguito. Quindi passa nel serbatoio d'acciaio dove resta per un anno, infine va nella bottiglia dove trascorre altri 3 mesi prima di poterlo gustare.

Mi offre un vino di quota 800, visto che gli parlo delle mie viti Chardonnay a 950 metri.

Poi mi illumina sul suo Moscato giallo, il cui profumo sa di agrumi e di noce moscata, con una spruzzata di pepe e un lieve sentore di menta piperita montana. Tutto questo regala un dolce profumo all'olfatto ma quando si beve, in bocca lascia un tono diverso che lo distingue in modo speciale.

Hannes parla dei suoi terreni, delle sue uve, del clima di cui godono che danno loro quegli aromi sapidi e intensi che a volte si ammantano di fiori di pesco o di albicocco ma anche di aromi che vanno dal sambuco, all'uva spina, al ribes nero.

Ne parla con il fervore di un innamorato e come se parlasse della sua donna, la elogia.

Lo comprendo perché forse è ora di dirlo che il vino è donna, e l'allure che emana conquista gli uomini, proprio perché genuina e cresciuta con dedizione, attrae, cattura, alletta; ma come tutte le cose belle, occorre assaporarle con moderazione, altrimenti non si riesce a gustare per intero la bellezza che contiene!


Ed eccomi a Siena presso la Tenuta di Arceno, dove incontro la signora Sandra Gonzi.



La particolarità di questa azienda è che ha origine nell'anno 1000, poi la proprietà divenne di nobili senesi, successivamente c'è stata l'acquisizione da parte di un'azienda che a sua volta l'ha rivenduta ad altri privati del luogo e infine ora la proprietà è californiana. Quindi porte aperte all'esportazione! La California è uno Stato dove c'è una forte produzione di vini e l'ambita idea dei nuovi acquisitori è senza dubbio vincente. Sandra già direttrice è stata scelta per il ruolo di manager. Questo è un valore aggiunto all'azienda, perché il riconoscimento del valore della donna come dirigente è un biglietto da visita molto importante. Lei è molto simpatica e chiacchieriamo come fossimo vecchie amiche. Siamo su Instagram entrambe, mi fa vedere foto della finestra del suo ufficio: una favola! Lei ogni giorno da quella finestra vede le terre dove il colore dei vigneti passa dal brullo invernale al verde estivo fino a ramarsi e indorarsi dei colori autunnali che riflettono la bellezza della natura che la circonda. Nel suo parlare e nel raccontarsi si sente la gioia che nutre per il suo lavoro, che non è solo fatto di numeri e di budget da raggiungere, ovviamente, ma è pieno della voglia di stare in quel territorio dove indubbiamente le ricorda la sua infanzia, dove forse è nato lo spirito che la conduce verso i suoi successi. Una donna che con il suo vino ha uno speciale legame e le brillano gli occhi quando mi racconta. La tenuta vanta una storia antica difatti un documento dell'anno 1000 cita l'esistenza di una comunità agricola indipendente ad Arceno, poi il susseguirsi degli eventi già citati, fino ad oggi, dove gli ettari in totale della tenuta sono 1000, di cui 92 coltivati a vigneti, 50 a uliveti, il restante è per la maggior parte bosco e vegetazione autoctona. Le uve prodotte sono Sangiovese, Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Mi viene offerto un calice di rosso di Chianti Classico Docg, si percepiscono lievi sfumature di cedro, note di spezie come noce moscata e cannella, i tannini sono raffinati così pure l'acidità.

Sandra mi invita come tutti gli altri produttori a farle visita, le prometto, come ho detto a tutti, che prima o poi arriverò! E' sempre un piacere fare nuove conoscenze. Oggi qui ho incontrato persone squisite, sono molto contenta di questa giornata. Ho appreso molto sulla diversità del nostro territorio, nella composizione dei terreni che passa dallo scisto all'arenaria, all'argilla o al basalto vulcanico, per citarne solo alcuni. Terre lontane, terre vicine, dal Piemonte alla Sicilia, curate con l'anima, con lo spirito imprenditoriale che distinguono l'Italia dal resto del mondo. La bellezza, l'unicità ma soprattutto noi italiani facciamo la differenza.

Qui, Germana Blandin Savoia da Verona è tutto, alla prossima.


p.s. Devo puntualizzare che dai calici ho sorseggiato un micron di vino per ogni assaggio, altrimenti sarei uscita a quattro gambe come si suol dire. Del resto basta poco per capire com'è il vino.


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