lunedì 22 luglio 2024

Senza schemi, senza problemi.


Senza schemi, senza problemi.

 





Senza schemi, senza problemi. È così che mi piace vivermi la vacanza!

Finalmente l’ho trascorsa. La mia amica “sempreinviaggio” mi ha condotta ad un concerto in Atene a sorpresa. Allora vuoi che non ce la prendiamo un po’ comoda? Innanzitutto visto che da noi diluvia ininterrottamente da due mesi ormai, mettere la pelle al sole per tre giorni è un buon inizio. Quindi arriviamo al Pireo, per intenderci al porto di Atene e ci imbarchiamo per Egina, 

una delle svariate isole vicino alla capitale. Piccola cittadina, piena di moto e motorini per non dimenticare auto più autobus e carrozzelle per turisti dentro strette strade. Ma ci sta! Si sa che tutti vogliono stare fuori città nei fine settima. 


Egina è anche colma di negozi che sanno ben catturare l’attenzione dei compratori; inoltre è famosa perché crescono gli alberi di pistacchi.


Quindi vuoi non riempire la borsa della spesa con qualche confezione? Salati sono verdi, non salati sono rosa! C’è sempre da imparare. Qui potresti portarti a casa di tutto e di più, devi far attenzione a non farti spellare come un pollo dagli ambulanti che ti vendono frutta, che ti accolgono con un “Alleluia”, e poi ti alleggeriscono facendoti pagare mele, albicocca, pesche e ciliegie come fossero lingotti d’oro!

Lezione appresa. La frutta si compra nei negozi, d’ora in poi! Ma siccome il mare è con poca spiaggia, si va nell’isola incantata, ovvero a Moni.

È una riserva naturale, dove in modo contingentato arrivano i turisti. Qui tranne i lettini sdraio, il piccolo bar, tutto rigorosamente in legno, non ci sono costruzioni, e ci si sente un po’ Robinson. Peccato per la musica trasmessa che ti ricorda che non sei stata dimenticata dalla civiltà delle connessioni.

 


L’isola è comunque incantata, perché al tuo arrivo, appena scendi dal battello sei accolta dalle grida dei pavoni, meravigliose creature. E poi scendono dalla radura i bambi che ti seguono fino alle sdraio e restano a farti compagnia fino a che non arriva il battello seguente.








Dopo tre giorni in questo piccolo paradiso è ora di raggiungere la bianca Atene. La ricordavo meno caotica. In questi giorni di fine maggio è già una città bollente.

Abbiamo dovuto modificare le mete da visitare perché il caldo è opprimente e stare in coda sotto il sole per ore, per visitare i siti archeologici non fa purtroppo per noi. Approfittando di questo contrattempo, in un battibaleno cambiamo itinerario, e fuori dal coro, percorriamo luoghi in ombra cercando di vedere molto. 



Le chiese offrono la loro ricchezza in opere, in luoghi rinfrescanti e silenziosi. D’estate sono una benedizione per i turisti. Era un escamotage che avevo già messo in opera in gioventù quando in quindici giorni ho visitato tutte le chiese e basiliche di Roma, eccetto Domine Quo Vadis. Memore della ricerca dei luoghi ombrosi, qui con la mia amica "sempreinviaggio" abbiamo seguito il modello Roma.


Luoghi di culto, dove ho nuovamente assistito alla preghiera di molti credenti. Cosa divenuta rara da noi. Qui invece anche giovani si fermano davanti alle icone dei Vescovi con genuflessioni a profusione. La devozione è tangibile. Mi ha colpito anche il fatto che lateralmente agli ingressi vicino alle candele da offrire, c’è pane e acqua, per chi ha fame e sete. E a proposito di fame, devo raccontarvi dei ristoranti. Sempre pieni dalle 11 di mattina fino a notte fonda. Ma più che dei ristoranti al plurale, voglio dirvi di uno in particolare: di quello che è diventato il “nostro” ristorante. Perché? Perché abbiamo saputo che era frequentato soprattutto da ateniesi, quindi era già di per sé un posto da scegliere perché rinomato. Situato nel quartiere: “La Placa”, centro storico della città, devi attendere il tuo turno per avere il tuo tavolo, ma ne vale la pena. Innanzitutto sei all’ombra, sei al fresco perché è in una strada in salita, dove la corrente d’aria è ininterrotta. È un dato da tenere in considerazione quando ci sono già 30 gradi. Poi quando ti siedi ti portano subito una bottiglia d’acqua fresca e due bicchieri e quando ti sei dissetato, scegli cosa mangiare. C’è solo l’imbarazzo della scelta. 





Sbirci i piatti arrivati al tavolo vicino e decidi che anche a te piacerebbe gustare lo stesso. Sarà sciocco ma ho sempre scelto lo stesso menù: spiedino di carne con insalata. Semplice e leggero. Il tempo dell’attesa è anche piacevole perché si ha l’occasione di vedere il passeggio di turisti e autoctoni ininterrottamente, visto che i tavoli sono disposti a siepe lasciando libero un corridoio centrale. E se dietro di te lo spettacolo manca puoi dare uno sguardo a chi passa in strada e scende dai taxi per raggiungere gli hotel che si trovano nei pressi. Ma ora è il momento di mangiare quindi… relax. Godetevi il pranzo, la genuinità del cibo preparato al momento a ogni comanda. Alla gentilezza dei camerieri e alla loro premura, accompagnata sempre dal sorriso. È per questo che se capitate in Atene, ricordatevi assolutamente di venire qui a mangiare.

È il “59 The Traditional”.

Questo articolo lo invio come promesso al sig. George, non perché gli occorre pubblicità, ma semplicemente per ringraziare per la loro disponibilità e accoglienza. E il signore in questione non è il titolare, bensì il motore del buonumore, del sorriso, della generosità verso gli altri. A lui va il nostro grazie per averci trattato come principesse.

Tutto il mondo è qui. Senti e vedi gente di ogni dove. Anche noi alloggiamo in centro, all’ultimo piano, dove dal terrazzo abbiamo il Partenone di fronte alla camera.

Impossibile godercelo purtroppo! Per la grande calura, possiamo stare solo qualche minuto al mattino o la sera tardi, ma se ritorneremo qui, verremo in un mese freddo e il Partenone sarà tutto per noi, tutto il giorno!

Da Atene è tutto, alla prossima!

30 Maggio 2024



















lunedì 1 luglio 2024

Lo sapete che c'è una Fondazione a Torino che si occupa di futuro?

 


Lo sapete che c’è una Fondazione a Torino che si occupa di futuro?


È proprio così. La Fondazione Donat-Cattin si occupa e si preoccupa del futuro dei giovani.
L’ho appreso oggi. Sono stata invitata dalla Dott.ssa Barbara Donat-Cattin alla conferenza sui 30 anni della Fondazione, che porta il nome del grande democratico cristiano. Il film documento realizzato, testimonia la figura di Carlo Donat- Cattin in un linguaggio semplice, di facile comprensione ed è proprio per questo che penso debba essere distribuito nelle scuole, dove le lezioni di storia contemporanea studiate attraverso i libri sono noiose, qui in un’ora circa si apprende e comprende la realtà di quel passato appena trascorso che parla già di futuro prossimo.

 

 

Barbara ho avuto il piacere di conoscerla in occasione del Salone del Libro in Torino perché ha acquistato i miei libri. Con lei è stata subito sintonia e simpatia.

Oggi assistendo alla conferenza di commemorazione dei 30 anni della Fondazione Donat-Cattin ho imparato quanto impegno, quanta perseveranza nell’ aiutare gli altri, quanta volontà e quanto amore uniscono i componenti nel portare avanti gli ideali del fondatore.
“F” è l’iniziale della parola Fondazione, ma “F” è anche l’iniziale di Famiglia, questo ho percepito. Qui è la famiglia che muove e promuove le iniziative di cui si occuperà la fondazione. Sembra una cosa banale, ma io ho visto oggi una vera famiglia, nel senso più consono dell’accezione. È cosa rara. Non sono di parte, per cui rivelo solo quanto ho constatato. Nessuna prevaricazione, nessun comando, nessun sottoposto. Un unico nucleo unito a svolgere un solo compito: il bene per gli altri. È ammirevole!

È tangibile dalle loro voci, incrinate dal dolore delle loro recenti perdite, è palese dai sorrisi che elargiscono a chi ha bisogno di coraggio. Avercene di famiglie così. E come una famiglia la Fondazione è nata dall’accordo simultaneo dei figli di Carlo Donat- Cattin.

La frase che è rimasta scolpita nella mente di molti è stata quando lo statista ha detto: “Sono il ministro dei lavoratori”. Un uomo che ha avuto una visione del futuro ben chiara, antesignano di eventi che poi sono accaduti. Intendiamoci: non un indovino ma un lungimirante. Vedeva dove gli altri erano ciechi. Capiva anzitempo quali sarebbero stati i problemi del nostro bel Paese. Culle vuote disse. Ed è stato così. Quando manca l’equilibrio fra nascite e decessi ecco che uno stato arranca. In buona sostanza se manca la forza lavoro garantita dalle presenze umane, poche speranze di crescita restano al Paese.
Oggi è stata una giornata di quelle che vengono dette dagli studenti: campali!
Ho imparato molto, ho ripassato la storia, dove un uomo semplice ma con una caratura spettacolare ha saputo tenere testa ai potenti di turno, affermando le proprie idee al fine di ottenere il meglio, anzi di più, per la gente comune. Ed è proprio la gente comune come me, che sono orgogliose di questa famiglia/Fondazione che si è distinta. Ai ragazzi che mi leggeranno, indico loro, l’enorme biblioteca aperta a tutti, dove 35.000 volumi li attendono per arricchire le loro conoscenze ma soprattutto arricchire sé stessi. Studiare, imparare con impegno e perseveranza dona il saper argomentare di tutto e con tutti in qualunque contesto ci si trovi. È una frase che mi ripeteva il mio papà. Studia, studia di tutto. Il messaggio che vorrei farvi arrivare di Claudio Donat- Cattin, è quello che mi sono portata a casa: è che il futuro non è più oggi perché la giornata è già finita, oggi è già domani dove dobbiamo guardare, dove riponiamo le nostre speranze, dove vogliamo vivere liberi, consapevoli che c’è sempre qualcuno che ci potrà aiutare a raggiungere quelli che si chiamano ancora sogni. Non dimenticando che per noi sono forse solo il conseguire gli studi e dopo un lavoro, ma a molti bambini e giovani di paesi in guerra, il desiderio è arrivare a domani.

 

Torino, 27 Giugno2024

Germana Blandin Savoia