Senza schemi, senza problemi.
Senza schemi, senza problemi. È così che mi piace vivermi la
vacanza!
Finalmente l’ho trascorsa. La mia amica “sempreinviaggio” mi ha condotta ad un concerto in Atene a sorpresa. Allora vuoi che non ce la prendiamo un po’ comoda? Innanzitutto visto che da noi diluvia ininterrottamente da due mesi ormai, mettere la pelle al sole per tre giorni è un buon inizio. Quindi arriviamo al Pireo, per intenderci al porto di Atene e ci imbarchiamo per Egina,
una delle svariate isole vicino alla capitale. Piccola cittadina, piena di moto e motorini per non dimenticare auto più autobus e carrozzelle per turisti dentro strette strade. Ma ci sta! Si sa che tutti vogliono stare fuori città nei fine settima.
Egina è anche colma di negozi che sanno ben catturare l’attenzione dei compratori; inoltre è famosa perché crescono gli alberi di pistacchi.
Quindi vuoi non riempire la borsa della spesa con qualche confezione? Salati sono verdi, non salati sono rosa! C’è sempre da imparare. Qui potresti portarti a casa di tutto e di più, devi far attenzione a non farti spellare come un pollo dagli ambulanti che ti vendono frutta, che ti accolgono con un “Alleluia”, e poi ti alleggeriscono facendoti pagare mele, albicocca, pesche e ciliegie come fossero lingotti d’oro!
Lezione appresa. La frutta si compra nei negozi, d’ora in poi! Ma siccome il mare è con poca spiaggia, si va nell’isola incantata, ovvero a Moni.
È una riserva naturale, dove in modo contingentato arrivano i turisti. Qui tranne i lettini sdraio, il piccolo bar, tutto rigorosamente in legno, non ci sono costruzioni, e ci si sente un po’ Robinson. Peccato per la musica trasmessa che ti ricorda che non sei stata dimenticata dalla civiltà delle connessioni.
L’isola è comunque incantata, perché al tuo arrivo, appena scendi dal battello sei accolta dalle grida dei pavoni, meravigliose creature. E poi scendono dalla radura i bambi che ti seguono fino alle sdraio e restano a farti compagnia fino a che non arriva il battello seguente.


Dopo tre giorni in questo piccolo paradiso è ora di raggiungere la bianca Atene. La ricordavo meno caotica. In questi giorni di fine maggio è già una città bollente.
Abbiamo dovuto modificare le mete da visitare perché il caldo è opprimente e stare in coda sotto il sole per ore, per visitare i siti archeologici non fa purtroppo per noi. Approfittando di questo contrattempo, in un battibaleno cambiamo itinerario, e fuori dal coro, percorriamo luoghi in ombra cercando di vedere molto.

Le chiese offrono la loro ricchezza in opere, in luoghi rinfrescanti e silenziosi. D’estate sono una benedizione per i turisti. Era un escamotage che avevo già messo in opera in gioventù quando in quindici giorni ho visitato tutte le chiese e basiliche di Roma, eccetto Domine Quo Vadis. Memore della ricerca dei luoghi ombrosi, qui con la mia amica "sempreinviaggio" abbiamo seguito il modello Roma.

Luoghi di culto, dove ho nuovamente assistito alla preghiera di molti credenti. Cosa divenuta rara da noi. Qui invece anche giovani si fermano davanti alle icone dei Vescovi con genuflessioni a profusione. La devozione è tangibile. Mi ha colpito anche il fatto che lateralmente agli ingressi vicino alle candele da offrire, c’è pane e acqua, per chi ha fame e sete. E a proposito di fame, devo raccontarvi dei ristoranti. Sempre pieni dalle 11 di mattina fino a notte fonda. Ma più che dei ristoranti al plurale, voglio dirvi di uno in particolare: di quello che è diventato il “nostro” ristorante. Perché? Perché abbiamo saputo che era frequentato soprattutto da ateniesi, quindi era già di per sé un posto da scegliere perché rinomato. Situato nel quartiere: “La Placa”, centro storico della città, devi attendere il tuo turno per avere il tuo tavolo, ma ne vale la pena. Innanzitutto sei all’ombra, sei al fresco perché è in una strada in salita, dove la corrente d’aria è ininterrotta. È un dato da tenere in considerazione quando ci sono già 30 gradi. Poi quando ti siedi ti portano subito una bottiglia d’acqua fresca e due bicchieri e quando ti sei dissetato, scegli cosa mangiare. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
Sbirci i piatti arrivati al tavolo vicino e decidi
che anche a te piacerebbe gustare lo stesso. Sarà sciocco ma ho sempre scelto
lo stesso menù: spiedino di carne con insalata. Semplice e leggero. Il tempo
dell’attesa è anche piacevole perché si ha l’occasione di vedere il passeggio
di turisti e autoctoni ininterrottamente, visto che i tavoli sono disposti a
siepe lasciando libero un corridoio centrale. E se dietro di te lo spettacolo
manca puoi dare uno sguardo a chi passa in strada e scende dai taxi per
raggiungere gli hotel che si trovano nei pressi. Ma ora è il momento di
mangiare quindi… relax. Godetevi il pranzo, la genuinità del cibo preparato al
momento a ogni comanda. Alla gentilezza dei camerieri e alla loro premura, accompagnata
sempre dal sorriso. È per questo che se capitate in Atene, ricordatevi
assolutamente di venire qui a mangiare.
È il “59 The Traditional”.
Questo articolo lo invio come promesso al sig. George, non
perché gli occorre pubblicità, ma semplicemente per ringraziare per la loro
disponibilità e accoglienza. E il signore in questione non è il titolare, bensì
il motore del buonumore, del sorriso, della generosità verso gli altri. A lui
va il nostro grazie per averci trattato come principesse.
Tutto il mondo è qui. Senti e vedi gente di ogni dove. Anche noi alloggiamo in centro, all’ultimo piano, dove dal terrazzo abbiamo il Partenone di fronte alla camera.
Impossibile godercelo purtroppo! Per la grande calura,
possiamo stare solo qualche minuto al mattino o la sera tardi, ma se
ritorneremo qui, verremo in un mese freddo e il Partenone sarà tutto per noi,
tutto il giorno!
Da Atene è tutto, alla prossima!
30 Maggio 2024